Trading in criptovalute con i Broker CFD

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Le criptovalute sono un mercato estremamente volatile perché con lo sviluppo di nuove tecnologie, i paesi adottano o proibiscono l’accesso alle borse e quindi gli investitori passano alle coppie forex tradizionali. Per via di questa elevata volatilità, i trader possono contare di numerose opportunità (e rischi) in ogni momento del giorno, della notte e nei weekend.

Come accade per il forex infatti, le criptovalute vengono scambiate in coppie, per esempio abbiamo il Bitcoin contro il Dollaro USD, o contro l’Euro EUR.

Alcuni Broker CFD offrono oggi la possibilità di fare trading in criptovalute tra cui Bitcoin, Ethereum, Litecoin, Ripple, senza comprarle. Con i CFD infatti, non si acquista l’asset ma si fa trading sul movimento della criptovaluta nel mercato volatile.

Il trading in criptovalute con i CFD (contratti per differenza) è una valida opzione per approfittare del movimento dei prezzi di questa tipologia di asset.

I broker più famosi che permettono di fare trading in criptovalute su CFD sono:

Tutti i broker elencati permettono inoltre di fare trading su criptovalute in modo simulato e senza rischi attraverso un conto demo gratuito.

Se anche tu non sai dove investire oggi e vuoi mettere in pratica le tue capacità e iniziare a fare trading su criptovalute, questo è il momento giusto.

I CFD sono strumenti complessi e presentano un rischio significativo di perdere denaro rapidamente a causa della leva finanziaria. Il 74-89 % dei conti degli investitori al dettaglio subisce perdite monetarie in seguito a negoziazione in CFD. Valuti se comprende il funzionamento dei CFD e se può permettersi di correre questo alto rischio di perdere il Suo denaro.

Diversificazione del portafoglio con il trading passivo e attivo

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I fondi per fare trading se gestiti attivamente offrono il potenziale per sovraperformare i benchmark di mercato. Alcune opzioni di investimento gestite passivamente possono invece offrire un’esposizione a basso costo ai segmenti di mercato. Per questo motivo molti investitori diversificano il loro portafoglio a seconda se preferiscono fare del trading attivo oppure passivo. In riferimento a ciò vediamo nei dettagli di cosa si tratta.

Cosa significa trading attivo e passivo?

Negli ultimi anni, il dibattito sugli investimenti attivi e passivi si è intensificato, con sostenitori appassionati di entrambe le parti. Per quanto riguarda il trading attivo si tratta di fare del trading forex costruito intorno a fondi gestiti in modo sofisticato dagli esperti e che aggiunge valore agli investimenti. Per quanto concerne invece il trading passivo, viene praticato da cloro che cercano di monitorare le prestazioni di un indice.

Molti investitori trovano tuttavia un ruolo sia per i fondi comuni gestiti attivamente che per i fondi indicizzati passivamente o per i fondi negoziati in borsa (ETF). Le strategie di trading attivo utilizzano la selezione intenzionale di titoli per cercare di sovraperformare un indice di riferimento, mentre gli approcci passivi cercano di abbinare semplicemente i rendimenti di un indice di riferimento, spesso a costi inferiori. Possedere una combinazione di entrambe le strategie potrebbe offrire una forma di diversificazione per alcuni investitori offrendo quindi il potenziale per sovraperformare (da attivo) accanto a un’esposizione di mercato a costo inferiore relativamente coerente (passiva). Un approccio alla combinazione di attivo e passivo consiste nell’utilizzare ogni strategia per l’esposizione quando si ritiene che si abbiano le migliori possibilità di sovraperformance.

Gli approcci passivi: abbinare il mercato a bassi costi

L’investimento passivo, noto anche come investimento su indice, è radicato nell’ipotesi del mercato efficiente (EMH). Ci sono diversi gradi di EMH, ma la pietra angolare della teoria è che i prezzi delle azioni generalmente riflettono tutte le informazioni disponibili al pubblico in un dato momento. Pertanto, EMH conclude che è molto difficile battere costantemente il mercato. Invece di provare, i fondi indicizzati e gli ETF forniscono un modo a basso costo per investire in un particolare mercato, cercando di abbinarlo prima delle tasse. I fondi indicizzati e gli ETF per mercati familiari sono solitamente facili da capire poiché tentano semplicemente di replicare un benchmark e le strategie passive in genere hanno commissioni inferiori rispetto ai fondi gestiti attivamente. Tuttavia, non tutti i fondi indicizzati / ETF sono uguali. Infatti, si possono utilizzare benchmark diversi e con svariate tecniche per abbinare i loro mercati.  Infatti, poiché la maggior parte dei fondi indicizzati passivi e degli ETF stanno semplicemente cercando di eguagliare la performance di un indice, le differenze nelle commissioni possono essere un fattore chiave che separa la performance di investimenti su indici simili.

Strategie attive: selezionare i titoli per battere il mercato

I sostenitori della gestione attiva credono che i mercati non siano sempre perfetti nel determinare il prezzo giusto per i titoli (azioni o obbligazioni). Bolle finanziarie periodiche e correzioni del mercato sembrano suggerire che esistono inefficienze del mercato. Infatti, se hai mai acquistato un singolo titolo, è probabile che tu creda che il mercato non sia perfettamente efficiente e che si possano trovare occasioni per battere il mercato. I gestori di portafoglio attivi tentano di identificare le inefficienze del mercato per offrire rendimenti interessanti per gli investitori. Possono, infatti, detenere investimenti in proporzioni diverse rispetto all’indice, “sovrappesando” gli investimenti che pensano andranno meglio degli altri e “sottoponderando” quelli che pensano abbiano prospettive meno allettanti. Inoltre è possibile anche scegliere di detenere investimenti che non sono nell’indice di riferimento stesso o di non possedere titoli nel benchmark. Molte società di brokeraggio che offrono fondi gestiti attivamente o passivamente come ad esempio STOFS, consentono dunque di diversificare il portafogli del trader affiliato con l’analisi approfondita di un’azienda, dei suoi prodotti, dell’industria, della concorrenza e di altri fattori, che identificano investimenti con prezzi diversi tendenti al rialzo o al ribasso.

Ego International e il forum sull’export 2018

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Il forum degli esperti di Ego International, azienda leader nel settore dell’internazionalizzazione da oltre 15 anni, ha portato alla luce come l’export dell’anno appena iniziato subirà dei cambiamenti, compresa la crescita di quello extra UE.

Sarà  necessario – dicono al forum di Ego International – poiché nonostante i nostri mercati più sicuri ed attendibili avranno un incremento, saranno i mercati emergenti extra-UE a valer il rischio.

Sace individua paesi di belle speranze come Spagna, Polonia, Repubblica Ceca, Cina ed Emirati Arabi.

Ego International, al forum di discussione degli sviluppi export, sostiene come i beni di consumo continueranno ad avere quote di mercato piuttosto alte nei mercati tradizionali, mentre saranno basse in quelli appena nati e con tendenze spiccate verso l’e-commerce.

Le nuove frontiere

Nei beni tecnologici l’Italia è ben posizionata ed ha grandi margini di crescita.

Ego International al forum ha sostenuto che l’ Italia ha ampio spazio di crescita nel mercato asiatico con l’importante sviluppo di nuove piattaforme produttive da intercettare come Indonesia, Vietnam e Cina.

Se si vuole invece seguire la via più sicura i primi mercati di sbocco:

  • Germania (in crescita del 4.1%)
  • Francia (in crescita del 3.2%)
  • Stati Uniti (in crescita del 5%)

Ego International al forum ha portato alla luce i settori che contribuiscono maggiormente alla crescita incrociando i dati Istat:

  • Sostanze e prodotti chimici (17.8%)
  • Prodotti delle altre attività manifatturiere (12.6%)
  • Metalli di base e prodotti in metallo
  • Articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici
  • Macchine e apparecchi
  • Prodotti alimentari, bevande e tabacco

Da questa base Ego International al forum di discussione sosteneva che  per l’Italia è necessario intrattenere i rapporti con i paesi tradizionali del nostro export, ciò vuol dire presidiare i mercati esteri considerati come “porti sicuri”, strizzando però l’occhiolino alle nuove opportunità di business che si creano al di fuori della comfort-zone italiana.