Si tratta quindi di un tentativo di affiancare ai metodi e ai risultati della scienza economica alcune intuizioni psicologiche, per cercare di arricchire il valore descrittivo dei modelli economici (“misurato” con metodi sperimentali), che, insieme a pochi altri contributi fondamentali, ha ispirato la nascita del filone di ricerca chiamato finanza comportamentale.
In teoria le nostre risorse finanziarie, cioè il nostro portafogli di titoli, fondi e liquidità andrebbe valutato complessivamente, in termini di rischiosità e rendimento, ma tutti sanno che gli esseri umani non sono affatto soggetti razionali in grado di operare scelte sulla base di calcoli utilitaristici ed è difficile rimanere ancorati ai nostri obiettivi ed alle nostre esigenze a causa dell’emotività e di altri fattori esterni.
Ecco uno schema grafico:
I nostri bisogni finanziari sono dinamici così come è dinamica la nostra vita. Suddividere, in modo chiaro ed esplicito, le nostre risorse per obiettivi di investimento da raggiungere in un arco di tempo prestabilito ci può aiutare.
Per ciascun obiettivo di investimento bisognerebbe cercare razionalmente un portafoglio finanziario adeguato la cui valutazione, momento emotivamente molto delicato, avverrà con specifico riferimento all’obiettivo che intendiamo raggiungere.
Ringraziamo Wikipedia, Iononcicascopiù e Lorenzo Magnolfi per le informazioni